Tra differenze di genere, finestre mobili e speranza di vita.
La pensione di vecchiaia anticipata è stata una delle novità introdotte con la tanto discussa Riforma delle Pensioni firmata dal Governo Monti.
In vigore dal 1° gennaio 2012 è andata a sostituire la “vecchia” pensione di anzianità, ossia la pensione raggiungibile attraverso il sistema delle quote dato dalla somma tra età anagrafica e anzianità contributiva.
Per la “nuova” pensione anticipata, così come istituita originariamente era necessario aver maturato una determinata anzianità contributiva, indipendentemente dall’età anagrafica.
Ma qualora la pensione e quindi l’anzianità contributiva fosse stata raggiunta prima del 62-esimo anno di età era applicato un meccanismo di penalizzazione che prevedeva una riduzione dell’1% per ogni anno di anticipo rispetto ai 62 anni e del 2% rispetto ai 60 anni.
Tale sistema di disincentivazione fu dapprima congelato fino al 31.12.2017 e poi soppresso in via definitiva.
Nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 la prestazione può essere conseguita, indipendentemente dall'età anagrafica e senza alcuna penalizzazione, al perfezionamento di una determinata anzianità contributiva.
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